Per chi ama la Natura

House Villa Raffaele
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Visite turistiche

Il Parco, a 10 Km da Crotone, si estende per circa 50 ettari, occupando la punta più orientale del promontorio di Capo Colonna, noto nell’antichità come “Lakinion akron”. Comprende l’area archeologica, circoscritta dalle mura di età romana, una zona boschiva e a macchia mediterranea, simbolo del bosco sacro a Hera, e l'area del Museo. Nell'area archeologica sono i resti dell’Heraion Lakinion, santuario extraurbano della colonia greca di Crotone, ancora attivo in età romana. Luogo di culto molto venerato, noto anche per essere stato frequentato da Pitagora, nel V secolo a.C. divenne sede della Lega Italiota, confederazione a carattere politico e militare che riuniva tutti i Greci d'Occidente. Il santuario rappresentava un riferimento essenziale per la navigazione e un rifugio sicuro, di cui la dea si faceva garante. Hera proteggeva anche la natura e in particolare i bovini, che pascolavano liberamente all'interno del bosco a lei sacro. A Capo Colonna è legata anche la figura di Annibale, che da qui ripartì per fare ritorno a Cartagine. Il più importante edificio del santuario è il grande tempio dorico di Hera Lacinia (tempio A), presso il ciglio della falesia. Edificato intorno al 470-460 a.C., se ne conservano tracce delle fosse di fondazione e parte dello stilobate orientale con un’unica colonna superstite, divenuta emblema del Parco e del promontorio. Nell'area sacra sono presenti i resti di un più antico luogo di culto arcaico (edificio B), da cui provengono i preziosi oggetti votivi del Tesoro di Hera, conservati nel Museo archeologico nazionale di Crotone. Realizzato all'inizio del VI secolo a.C., divenne, all'atto della fondazione del tempio A, un thesauròs (piccolo edificio per custodire le offerte). Nelle aree circostanti il tempio si trovano i resti dell'edificio K, albergo per ospiti di riguardo, e dell'edificio H, utilizzato per i banchetti, databili al IV secolo a.C. Nella parte settentrionale dell'area archeologica sono presenti parti di un insediamento di epoca romana, identificato con la colonia di Croto, dedotta nel 194 a.C., e numerosi altri fabbricati, tra cui tre ville baronali settecentesche, una piccola chiesa intitolata alla Madonna di Capo Colonna, con un ampio sagrato, su cui si affaccia la Torre Nao, fortificazione del XVI secolo. Il Museo archeologico, inaugurato nel 2006, propone un percorso espositivo in tre sezioni, all'interno di ampie sale open space. La prima sezione è dedicata all'abitato romano e propone una selezione delle principali classi ceramiche e alcuni oggetti di uso comune. La seconda sezione accoglie i rinvenimenti effettuati nell'area del santuario e la ricostruzione di uno spaccato della copertura marmorea del tetto del tempio A. Nella terza sezione sono esposti reperti provenienti dai fondali della costa crotonese; di particolare interesse il carico di marmi di età romana del relitto di Punta Scifo.
79 recommandé par les habitants
Capo Colonna
SP50
79 recommandé par les habitants
Il Parco, a 10 Km da Crotone, si estende per circa 50 ettari, occupando la punta più orientale del promontorio di Capo Colonna, noto nell’antichità come “Lakinion akron”. Comprende l’area archeologica, circoscritta dalle mura di età romana, una zona boschiva e a macchia mediterranea, simbolo del bosco sacro a Hera, e l'area del Museo. Nell'area archeologica sono i resti dell’Heraion Lakinion, santuario extraurbano della colonia greca di Crotone, ancora attivo in età romana. Luogo di culto molto venerato, noto anche per essere stato frequentato da Pitagora, nel V secolo a.C. divenne sede della Lega Italiota, confederazione a carattere politico e militare che riuniva tutti i Greci d'Occidente. Il santuario rappresentava un riferimento essenziale per la navigazione e un rifugio sicuro, di cui la dea si faceva garante. Hera proteggeva anche la natura e in particolare i bovini, che pascolavano liberamente all'interno del bosco a lei sacro. A Capo Colonna è legata anche la figura di Annibale, che da qui ripartì per fare ritorno a Cartagine. Il più importante edificio del santuario è il grande tempio dorico di Hera Lacinia (tempio A), presso il ciglio della falesia. Edificato intorno al 470-460 a.C., se ne conservano tracce delle fosse di fondazione e parte dello stilobate orientale con un’unica colonna superstite, divenuta emblema del Parco e del promontorio. Nell'area sacra sono presenti i resti di un più antico luogo di culto arcaico (edificio B), da cui provengono i preziosi oggetti votivi del Tesoro di Hera, conservati nel Museo archeologico nazionale di Crotone. Realizzato all'inizio del VI secolo a.C., divenne, all'atto della fondazione del tempio A, un thesauròs (piccolo edificio per custodire le offerte). Nelle aree circostanti il tempio si trovano i resti dell'edificio K, albergo per ospiti di riguardo, e dell'edificio H, utilizzato per i banchetti, databili al IV secolo a.C. Nella parte settentrionale dell'area archeologica sono presenti parti di un insediamento di epoca romana, identificato con la colonia di Croto, dedotta nel 194 a.C., e numerosi altri fabbricati, tra cui tre ville baronali settecentesche, una piccola chiesa intitolata alla Madonna di Capo Colonna, con un ampio sagrato, su cui si affaccia la Torre Nao, fortificazione del XVI secolo. Il Museo archeologico, inaugurato nel 2006, propone un percorso espositivo in tre sezioni, all'interno di ampie sale open space. La prima sezione è dedicata all'abitato romano e propone una selezione delle principali classi ceramiche e alcuni oggetti di uso comune. La seconda sezione accoglie i rinvenimenti effettuati nell'area del santuario e la ricostruzione di uno spaccato della copertura marmorea del tetto del tempio A. Nella terza sezione sono esposti reperti provenienti dai fondali della costa crotonese; di particolare interesse il carico di marmi di età romana del relitto di Punta Scifo.
Il Parco Nazionale del Pollino si estende su 192.565,00 ettari di terreno ed è posto a cavallo tra due regioni, la Basilicata, detta anche Lucania, e la Calabria. Inoltre spazia dal mar Tirreno allo Jonio, da Cozzo del Pellegrino a Serra Dolcedorme, dai Piani di Campolongo, di Novacco, e di Lanzo, ai Piani del Pollino, dai fiumi Argentino e Abatemarco, alle gole del Lao e del Raganello, ai torrenti Peschiera e Frido. L’intera zona del Pollino è formata dai Massicci del Pollino e dell’Orsomarso. La catena montuosa che fa parte dell’Appennino meridionale a confine con la Basilicata e la Calabria vanta le vette più alte del Sud Italia le quali rimangono innevate per un lungo periodo che inizia a partire dal mese di novembre e finisce nel mese di maggio con lo sciogliersi della prima neve. L’altezza delle sue vette arriva a quota 2.200 mt slm. L’area naturale che gode di un ampio prestigio è composta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine architettonica, di dirupi, di gole molto profonde, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli posti ad alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali e di massi erratici.
146 recommandé par les habitants
Parc national du Pollino
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Il Parco Nazionale del Pollino si estende su 192.565,00 ettari di terreno ed è posto a cavallo tra due regioni, la Basilicata, detta anche Lucania, e la Calabria. Inoltre spazia dal mar Tirreno allo Jonio, da Cozzo del Pellegrino a Serra Dolcedorme, dai Piani di Campolongo, di Novacco, e di Lanzo, ai Piani del Pollino, dai fiumi Argentino e Abatemarco, alle gole del Lao e del Raganello, ai torrenti Peschiera e Frido. L’intera zona del Pollino è formata dai Massicci del Pollino e dell’Orsomarso. La catena montuosa che fa parte dell’Appennino meridionale a confine con la Basilicata e la Calabria vanta le vette più alte del Sud Italia le quali rimangono innevate per un lungo periodo che inizia a partire dal mese di novembre e finisce nel mese di maggio con lo sciogliersi della prima neve. L’altezza delle sue vette arriva a quota 2.200 mt slm. L’area naturale che gode di un ampio prestigio è composta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine architettonica, di dirupi, di gole molto profonde, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli posti ad alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali e di massi erratici.
Spiaggia di colore rossa che fa rsaltare il fondale.... veramente bella, da visitare
9 recommandé par les habitants
Le Cannella
9 recommandé par les habitants
Spiaggia di colore rossa che fa rsaltare il fondale.... veramente bella, da visitare
Il lago Arvo è un lago artificiale situato in provincia di Cosenza, fra i monti Melillo e Cardoneto, vicino al comune di San Giovanni in Fiore. Con una capacità di circa 70 milioni di metri cubi di acqua e una lunghezza di 8,7 km, in Calabria questo lago è il secondo in grandezza dopo il Lago Cecita.
10 recommandé par les habitants
Lago Arvo
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Il lago Arvo è un lago artificiale situato in provincia di Cosenza, fra i monti Melillo e Cardoneto, vicino al comune di San Giovanni in Fiore. Con una capacità di circa 70 milioni di metri cubi di acqua e una lunghezza di 8,7 km, in Calabria questo lago è il secondo in grandezza dopo il Lago Cecita.
Il lago Cecìta, detto anche Mucone, è un lago artificiale realizzato per la produzione di energia elettrica situato in provincia di Cosenza sulla Sila Grande a pochi Km da Camigliatello Silano e le cui sponde ricadono nei comuni di Spezzano della Sila, Longobucco e Celico. Il lago è stato realizzato sbarrando con una diga il fiume Mucone che nasce alle pendici del monte Serra Stella, situato tra Monte Curcio e Monte Scuro, per poi scendere repentino verso la valle del Crati. La diga è stata costruita nella vallata del Cecìta nei pressi dell'omonimo torrente, affluente destro del Mucone, da cui prendono il nome, oltre alla valle stessa, anche la diga e il lago. I lavori, iniziati nel 1947, sono stati realizzati dalla società Lodigiani, oggi gruppo Salini Impregilo S.p.A., per conto della S.M.E. (Società Meridionale di Elettricità) di Napoli e furono ultimati nel 1951. In seguito alla nazionalizzazione dell'energia elettrica, avvenuta nel 1962, il lago e gli impianti idroelettrici annessi sono passati sotto il controllo dell'ENEL. Con la liberalizzazione del mercato elettrico avvenuta nel 1999 (D.Lgs. 16 marzo 1999 n. 79 detto anche Decreto Bersani), in conseguenza del riassetto societario di ENEL, sono confluiti nella nuova società Enel Produzione S.p.A. a differenza degli altri due grandi laghi dell'altopiano silano, l'Arvo e L'Ampollino, che dapprima passarono nel 2001 sotto il controllo di Endesa, la più grande società di energia elettrica di Spagna, e successivamente dal 1º luglio 2009 furono ceduti da quest'ultima alla A2A S.p.A.
Cecita Lake
Il lago Cecìta, detto anche Mucone, è un lago artificiale realizzato per la produzione di energia elettrica situato in provincia di Cosenza sulla Sila Grande a pochi Km da Camigliatello Silano e le cui sponde ricadono nei comuni di Spezzano della Sila, Longobucco e Celico. Il lago è stato realizzato sbarrando con una diga il fiume Mucone che nasce alle pendici del monte Serra Stella, situato tra Monte Curcio e Monte Scuro, per poi scendere repentino verso la valle del Crati. La diga è stata costruita nella vallata del Cecìta nei pressi dell'omonimo torrente, affluente destro del Mucone, da cui prendono il nome, oltre alla valle stessa, anche la diga e il lago. I lavori, iniziati nel 1947, sono stati realizzati dalla società Lodigiani, oggi gruppo Salini Impregilo S.p.A., per conto della S.M.E. (Società Meridionale di Elettricità) di Napoli e furono ultimati nel 1951. In seguito alla nazionalizzazione dell'energia elettrica, avvenuta nel 1962, il lago e gli impianti idroelettrici annessi sono passati sotto il controllo dell'ENEL. Con la liberalizzazione del mercato elettrico avvenuta nel 1999 (D.Lgs. 16 marzo 1999 n. 79 detto anche Decreto Bersani), in conseguenza del riassetto societario di ENEL, sono confluiti nella nuova società Enel Produzione S.p.A. a differenza degli altri due grandi laghi dell'altopiano silano, l'Arvo e L'Ampollino, che dapprima passarono nel 2001 sotto il controllo di Endesa, la più grande società di energia elettrica di Spagna, e successivamente dal 1º luglio 2009 furono ceduti da quest'ultima alla A2A S.p.A.
Il castello normanno di Santa Severina, detto anche Carafa o di Roberto il Guiscardo, il re normanno che ne ordinò la costruzione nel XI secolo, è un castello nella cittadina di Santa Severina. La struttura si estende per 10.000 m² circa e domina sull'ampia valle del fiume Neto e le colline del Marchesato di Crotone, vicino a Crotone. È composta da un mastio quadrato e da quattro torri cilindriche che si trovano ai lati del castello; è inoltre fiancheggiato da quattro bastioni sporgenti in corrispondenza delle torri
Château de Carafa
Piazza Campo
Il castello normanno di Santa Severina, detto anche Carafa o di Roberto il Guiscardo, il re normanno che ne ordinò la costruzione nel XI secolo, è un castello nella cittadina di Santa Severina. La struttura si estende per 10.000 m² circa e domina sull'ampia valle del fiume Neto e le colline del Marchesato di Crotone, vicino a Crotone. È composta da un mastio quadrato e da quattro torri cilindriche che si trovano ai lati del castello; è inoltre fiancheggiato da quattro bastioni sporgenti in corrispondenza delle torri